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Una canzone da camera di Augusto Giamboni pubblicata da Oreste Morandi a Firenze a metà '800. Trascrizione e arrangiamento corale a cura di Guido Menestrina
Arrangiamento per piano e Coro SATB
Qui il testo completo delle 5 strofe (in audio se ne propongono 3): 1. Ragazze, eccolo, chi vende i fusi: d'approfittarsene niuno ricusi, che d'ogni genere ne tengo qua, che d'ogni genere ne tengo qua. Della conocchia fra le ginocchia, se i fusi mancano, che se ne fa...? 2. Tutti si volgono, donnette a voi color che vendono gli oggetti suoi. Io fusi fabbrico, che gli è un piacer, io fusi fabbrico, che gli è un piacer. Sono eccellenti, fanno portenti, e come brillano, state a veder. 3. Donne, provateli, fatemi grazia. Cari vi sembrano? Quattro alla crazia. Ma anch'io son povero e ci ho a campar, ma anch'io son povero e ci ho a campar. Immaginate, donne garbate se a regalarveli ci avrei piacer! 4. Quando si veggono certe Bambine in fiocchi e fronzoli, in nastri e trine, gli astiosi gridano: "Chi glieli fa...?" Gli astiosi gridano: "Chi glieli fa...?" Glieli fa il fuso cui fatto han l'uso, né sera passano senza filar. 5. Or che s'appressano lunhe serate fusi in buon numero, donne, acquistate, che se n'avanzano, poi, che mal c'è? Che se n'avanzano, poi, che mal c'è? Quando vorrete, non gli averete e sarà inutile cercar di me!
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